ARCHEOLOGIA PROFESSIONALE E ARCHEOLOGIA PUBBLICA

Insegnamento
ARCHEOLOGIA PROFESSIONALE E ARCHEOLOGIA PUBBLICA
Insegnamento in inglese
PROFESSIONAL AND PUBLIC ARCHAEOLOGY
Settore disciplinare
L-ANT/10
Corso di studi di riferimento
ARCHEOLOGIA
Tipo corso di studio
Laurea Magistrale
Crediti
6.0
Ripartizione oraria
Ore Attività Frontale: 42.0
Anno accademico
2022/2023
Anno di erogazione
2022/2023
Anno di corso
1
Lingua
ITALIANO
Percorso
PERCORSO GENERICO/COMUNE
Docente responsabile dell'erogazione
GULL PAOLO

Descrizione dell'insegnamento

Lo studente che accede a questo insegnamento dovrebbe aver seguito il corso di Metodologia della Ricerca archeologica nel corso del triennio.

Nel recente sviluppo della c.d. “Archeologia pubblica” in Italia, questo settore della disciplina è stato visto in potenziale contrapposizione con la sua natura “professionale” soprattutto per il ruolo che la Convenzione di Faro riserva al coinvolgimento dei cittadini, di norma declinato in termini di volontariato. Si tratta di una falsa contrapposizione basata su una imprecisa comprensione della natura di “ciclo” dell’archeologia nel suo complesso, un insieme di funzioni, compiti ed azioni che integrano in modo organico tutte le componenti della società.

Lo studente deve sviluppare gli strumenti che consentano di orientarsi nel mondo degli sbocchi professionali sia in termini di servizi tecnici e professionali sia in relazione al rapporto fra archeologia e pubblico. Il tema sarà messo in relazione con un inquadramento rigoroso del concetto di archeologia pubblica.

Lezioni frontali o via piattaforma teams. Gli studenti presenteranno periodicamente alcuni dei temi trattati al resto della classe

Esame orale.

Criteri di valutazione:

Livello di conoscenza degli argomenti;

Qualità dell'esposizione, proprietà nell'uso del lessico specialistico, efficacia, chiarezza.

Sviluppo di una riflessione critica sul ruolo dei professionisti nel settore del patrimonio archeologico

Capacità di inquadrare questo ruolo in relazione con la società

Capacità di presentare un punto di vista originale sul patrimonio culturale.

Lo studente sarà valutato sulla base del contenuto presentato, della correttezza formale e della capacità di argomentare le proprie tesi.

Gli ultimi anni hanno visto in Italia l’emergere di una “nuova” disciplina, la c.d. “Archeologia pubblica” vista da alcuni come una novità da promuovere anche per ridare smalto all’archeologia, mentre da altri percepita, con fastidio, come una moda passeggera. Questo ramo della disciplina è in realtà vittima di più di un equivoco e incomprensione. Anzitutto la sua stessa natura resta mal chiarita: per alcuni versi sembra strettamente legata alla “divulgazione” dell’archeologia, o più in generale e meno fuorviante, al rapporto tra archeologia e pubblico. In questo caso sarebbe una componente “a valle” del lavoro dell’archeologo. Un altro equivoco è legato al suo rapporto col volontariato: secondo alcuni sarebbe una componente dell’archeologia fortemente legata al volontariato e che anzi non potrebbe esistere senza una nutrita schiera di volontari. Questo aspetto in particolare ha fatto nascere degli attriti in questo senso, in quanto è stata vista una potenziale contrapposizione dell’archeologia “pubblica” nei confronti della sua componente “professionale”, Ciò è stato alimentato anche dai sospetti che ha causato il ruolo che la Convenzione di Faro riserva al coinvolgimento dei cittadini, di norma declinato appunto in termini di volontariato

Il corso mira a contribuire a chiarire che si tratta in realtà di una falsa contrapposizione basata su una imprecisa comprensione della natura di “ciclo” dell’archeologia nel suo complesso. Per questa ragione, il corso ha assunto la denominazione di “Archeologia professionale e archeologia pubblica” proprio per richiamarsi ad un insieme di funzioni, compiti ed azioni che integrano in modo organico tutte le componenti della società e in cui la componente “professionale” rappresenta l’aspetto principale.

 

La prima parte del corso sarà dedicata alla definizione dell’archeologia in termini di “risorsa comune non rinnovabile” e alla struttura del ciclo della sua gestione. La natura di risorsa comune, infatti, è quella su cui è fondata la nozione di “pubblica” (McGimsey 1972) e da queste considerazioni derivano una serie di conseguenze (Hardin 1968) inclusa l’applicazione del “Polluter pays principle”. Su questo principio peraltro si fonda la moderna concezione di tutela con tutti i suoi riflessi tecnico-giuridici ed economici (Montella 2016). Nel complesso l’aspetto pubblico (cioè di risorsa pubblica) dell’archeologia è il collante che tiene insieme un ciclo di gestione complesso che va dalla ricerca alla tutela fino alla comunicazione senza dimenticare in ogni passaggio il tema cruciale del rapporto con la società.

Ma l’archeologia ha una duplice natura e rientra quindi anche in una ulteriore categoria, quella dei “beni della conoscenza”: di conseguenza verranno presentate le questioni teoriche e pratiche che da questa componente emergono (Hess, Ostrom 2009; Mattei 2011).

 

Nella seconda parte, invece, si affronteranno gli aspetti legati all’attività professionale dell’archeologo. Questo aspetto dell’archeologia è emerso di recente e fra molte resistenze, ragion per cui il libero professionista fatica ancora a trovare una propria dimensione (Willems, Van Den Dries 2007, Gull 2012). Tuttavia se l’archeologia è un “ciclo di gestione” di una risorsa non rinnovabile il ruolo dei “professionisti della gestione” è cruciale ed è il “motore” dell’intero sistema. Verrà dunque esaminata la normativa di settore e verrà discusso come le disposizioni di legge strutturino (o non riescano a strutturare) il mercato dei servizi (Gull 2015, 2016; Knobloch 2017; Vitale 2018). Uno specifico approfondimento sarà dedicato al tema dell’imprenditoria archeologica e dei suoi problemi normativi, fiscali e giuslavoristici.

 

Solo una volta inquadrati questi concetti, si potranno analizzare i principali temi del rapporto tra archeologia e società (Ricci 2006), con uno sguardo rivolto verso le nuove professioni legate all’Archeologia pubblica nella sua accezione più comune (Moshenska 2017).

1.         M. Montella (a cura di), Economia e gestione dell’eredità culturale. Dizionario metodico essenziale, s.l.ed., Wolters Kluwer-Cedam 2016 (estratti)

2.         Ch. Hess, E. Ostrom (a cura di), La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica, Milano, Bruno Mondadori 2009 – cap. 1, 3, 11 (in versione in lingua inglese)

3.         U. Mattei, Beni comuni. Un manifesto, Bari, Laterza 2011

4.         Ch. McGimsey, Public Archaeology. New York, Seminar Press, 1972 (pp. 5-45)

5.         F. Ghedini,  Archeologia preventiva, in M.L. Nava (dir.), Archeologia preventiva. Esperienze a confronto. Atti dell’incontro di studio (Salerno, 3 luglio 2009). Venosa, Osanna edizioni 2009, pp. 11-18

6.         P. Gull, Epica, etica, etnica, pathos. Italian preventive archaeology under new and old forms of attack. In Twenty years after Malta: preventive archaeology in Europe and in Italy. Bologna, IBC 2012, pp. 103-115

7.         P. Gull, Archeologia preventiva. Il Codice appalti e la gestione del rischio archeologico. Palermo, Flaccovio 2015

8.         P. Gull, Dalla “bonifica archeologica” alla gestione del rischio. Nuove sfide per la ricerca e la tutela. Il capitale culturale, 14 (2016), pp. 1055- 1081

9.         R. Knobloch, La professione dell'archeologo. Nascita e sviluppo di una professione dalla metà del Novecento agli anni Duemila. Roma, Dielle, 2017

10.       F. Romanin, L’IVA funesta, Milano, de Agostini, 2018

11.       W. Willems, M. van den Dries, The origins and Development of Quality assurance in archaeology, in Quality Management in Archaeology. Oxford, Oxbow Books, 2007, pp. 1-12

12.       G. Moshenska, Key concept in public archaeology, London 2017 (cap. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 9, 11)

13.       A. Ricci, Attorno alla nuda pietra. Archeologia e città tra identità e progetto, Roma, Donzelli 2006

14.       G. Hardin, The tragedy of commons, “Science”, 162 (1968), pp. 1243-1248

15.       C. Vitale, I servizi aggiuntivi,appunti del  Corso di diritto amministrativo (a.a 2017/2018)

16.       C. Vitale, I servizi per il pubblico a venticinque anni dalla legge Ronchey, “Giornale di diritto amministrativo”, 3 (2018), pp. 344-358

Semestre
Secondo Semestre (dal 06/03/2023 al 09/06/2023)

Tipo esame
Non obbligatorio

Valutazione
Orale - Voto Finale

Orario dell'insegnamento
https://easyroom.unisalento.it/Orario

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